
Mentre il Parlamento Europeo prepara la nuova Direttiva sul rendimento energetico (EPBD) che punta ad ottenere, entro il 2050, solo edifici a impatto zero negli stati dell’UE, in Italia, secondo l’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) oltre la metà del patrimonio immobiliare rientra nelle classi energetiche più basse.
Eppure, secondo una ricerca dell’Università Iuav di Venezia, per conto dell’osservatorio Rebuild, il valore degli immobili cresce con il miglioramento della classe energetica.
Ma come valutare il fabbisogno energetico della propria abitazione? E quali sono le tempistiche e gli standard richiesti dall’EPBD?
Scopriamo di più in questo articolo.
La direttiva europea sul rendimento energetico e la situazione in Italia
Secondo la bozza della direttiva europea, tutti gli edifici residenziali degli stati membri dell’UE dovranno raggiungere la classe E entro il 2030, la classe D entro il 2033 e quelli che verranno costruiti dal 2028 dovranno essere a emissioni zero. Sono previste eccezioni per gli edifici storici, di valore artistico e culturale e per quelli di culto.
L’approvazione dell’EPBD, salvo deroghe, potrebbe richiedere, quindi, la ristrutturazione di oltre 9 milioni di edifici italiani in meno di dieci anni. Secondo i dati raccolti dall’Enea, le regioni maggiormente coinvolte potrebbero essere: Lazio, Toscana, Umbria, Liguria e Molise.
Il nostro Paese ha un patrimonio edilizio alquanto datato e obsoleto: solo il 3% delle case ha meno di 10 anni, il 70% ha più di 40 anni, l’85% è a rischio sismico.
Nel mercato immobiliare italiano, l’efficientamento energetico sta diventando sempre più rilevante. Secondo i dati della ricerca dell’Università Iuav di Venezia, per conto dell’osservatorio Rebuild, prendendo in esame tre città a campione (Padova, Mestre e Bergamo), salire dalla classe G alla D (la minima per l’UE per un primo allineamento) aumenta il valore dell’immobile del 14% e, se si passa alla classe A, fino al 30%.
Eppure, in Italia solo il 14.6% delle compravendite coinvolgono immobili in classe A e solo il 2.6% ha come oggetto immobili in Classe B.
Dunque, per una vera e propria svolta green c’è bisogno di interventi consistenti a sostegno dei privati. Silvia Rovere, presidente di Assoimmobiliare, ha dichiarato infatti che “Il parco immobiliare italiano necessità di una grande azione di rilancio e le istituzioni dovranno necessariamente utilizzare la leva fiscale per attrarre gli investimenti privati, senza i quali è impensabile avvicinarsi agli obiettivi concordati a livello europeo”.

La certificazione energetica e come migliorarla
L’Attestato di Prestazione Energetica (o APE), è un certificato che riporta il fabbisogno energetico di un immobile e viene redatto da un tecnico abilitato il quale, tramite un sopralluogo, raccoglie tutte le informazioni sull’edificio dal punto di vista dell’isolamento termico e del consumo energetico.
Questo documento è diventato obbligatorio dal 2005 nei casi di compravendita immobiliare, donazione, affitto di un’unità immobiliare, vendita di nuove costruzioni e ristrutturazione del 25% della superficie; può costare tra i 100 e i 300 euro, in base alla regione e alla città di riferimento.
Le classi energetiche vanno dalla G (la più bassa) alla A4 (che è quella più performante) e ogni classe consuma circa il 25% di energia in meno di quella che la segue. Negli edifici in classe G, spesso costruiti oltre 40 anni fa, si verifica, nella maggior parte dei casi, una dispersione termica massiccia che genera costi di riscaldamento considerevoli.
Gli aspetti maggiormente presi in considerazione per il calcolo della prestazione energetica (e, quindi, riportati nell’APE) sono:
- Dimensioni, struttura ed esposizione dell’immobile
- Materiali di costruzione
- Impianti di riscaldamento e climatizzazione
- Infissi e dispersione del calore
- Presenza di impianti per la produzione di energia rinnovabile
- Attività di ristrutturazione da apportare.
Per ottimizzare la classe energetica è possibile affidarsi a numerose agevolazioni fiscali messe a disposizione dal Governo (come l’Ecobonus) che permettono interventi vantaggiosi come:
- rifacimento della struttura del tetto o installazione di un cappotto termico;
- miglioramento degli impianti di riscaldamento invernale e raffreddamento estivo con sistemi più innovativi, preferibilmente ecologici;
- ottimizzazione degli infissi per evitare la dispersione del calore;
- implementazione della domotica (utile per il controllo dell’illuminazione, della climatizzazione e molto altro).
Dunque, incrementare l’efficienza energetica di un’immobile non vuol dire soltanto aumentare il suo valore immobiliare, ma fare un investimento a lungo termine.
Una casa in classe A4 ci consente di risparmiare fino all’80% rispetto ad una casa in classe G, senza contare la considerevole diminuzione dell’impatto sull’ambiente.